lunedì 21 maggio 2012

Ecco quello che siamo: Mais che cammina

In questo post discuterò di come principalmente una sola pianta sia diventata componente della quasi totalità dei cibi industriali e di molti prodotti che consumiamo.
La principale fonte di informazione che ho utilizzato per questo post è il libro "Omnivore's Dilemma", scritto dal noto professore e giornalista americano Michael Pollan, disponibile anche in italiano ("Il dilemma dell'onnivoro"). L'autore si addentra nel meccanismo della produzione alimentare statunitense, cercando di capire cosa c'è nei prodotti che consumiamo e da dove vengono,  citando diverse multinazionali, produttrici di molti ingredienti che finiscono in quello che mangiamo e in quello che mangiano gli animali che mangiamo, le quali operano in tutto il mondo compreso l'Italia. Non è assurdo che al giorno d'oggi sia così difficile rintracciare l'origine degli alimenti, tanto da dover ricorrere alle doti investigative di un giornalista per saperlo? Ciò di cui l'autore si stupisce è che, nonostante al supermercato si possano trovare una vasta gamma di prodotti di ogni genere, tutte le volte che si prova a cercarne l'origine, si finisce quasi sempre in un granaio della Corn Belt americana, quella vastissima area dove vengono coltivati principalmente mais e soia e che comprende diversi stati: Iowa, Illinois, Indiana, Michigan, est Nebraska, est Kansas, sud Minnesota e parte del Missouri. Quasi tutti i prodotti che consumiamo derivano in un modo o nell'altro da una pianta: Zea Mays, o più comunemente, il mais.

Prendiamo ad esempio la maggior parte delle carni e loro derivati, si troverà mais. Esso è usato come alimento base nei mangimi degli animali da allevamento quali polli, agnelli, tacchini, maiali, ma anche (più audacemente) salmoni (che sarebbero carnivori!) e buoi (pascolatori). Quindi anche i latticini e le uova vengono dal mais. Se si prende una Chicken Nugget da un McDonald per esempio, avremo mais su mais. Polli nutriti di mais, ricoperti di farina di mais e amido di mais, fritti nell'olio di mais, e che contengono anche altri suoi derivati quali coloranti per dargli un bel giallo, acido citrico per aumentare la conservazione, la lecitina come emulsionante. Se si vuole accompagnare una bevanda a tale pietanza al mais avremo ancora altro mais. Praticamente tutte le bevande commerciali sono zuccherate con sciroppo di glucosio o fruttosio (derivati dal mais). Se si sceglie una birra si troverà ancora mais, nella forma di alcool ricavato da fermentazione di glucosio. Il mais fermentato viene anche distillato per produrre whisky. Se si fa caso alle etichette di praticamente ogni alimento confezionato al supermercato, si troveranno sempre ingredienti derivati dal mais - ne cito alcuni: maltodestrina, acido ascorbico, grassi vegetali, destrosio, acido lattico (o polilattato), lisina, maltosio, glutammato monosodico, coloranti (caramello), gomma di xantano (o xanthan gum), sorbitolo, mannitolo, stabilizzatori. Tutti prodotti dal mais. La lista continua a prodotti non alimentari: dentifricio, prodotti di cosmetica, pannolini, sacchi della spazzatura, fiammiferi, certi combustibili, batterie, ciò che da il luccichio delle copertine delle riviste, fertilizzanti, linoleum e adesivi. L'industria alimentare è molto brava a cammuffare tutto ciò, facendoci credere che quello che mangiamo derivi da una varietà di posti.
Le coltivazioni del mais occupano oltre 32 milioni di ettari del continente americano. Se si prova ad andare su Google Earth e cercare Iowa, negli Stati Uniti, zoomando avanti e indietro, spostando il cursore a destra e a sinistra, ciò che si vedrà saranno solo ettari su ettari di queste coltivazioni, tutti divisi in quadratini. L'Iowa è il terreno più ricco della terra, in parte dovuto ai depositi del ghiacciaio del Wisconsin scioltosi 10000 anni fa. Tutta questa zona una volta era prateria fino all'arrivo dell'aratro e oggi il soprassuolo fertile si sta degradando. Inizialmente le prime aziende erano fattorie nel quale il mais era solo uno dei prodotti insieme a molti altri (animali compresi) e i gestori riuscivano a cibarsi di quello che coltivavano, ora invece le cose sono cambiate parecchio. I metodi oggi utilizzati riducono l'intervento dell'uomo al minimo e contribuiscono alla rovina di molti ecosistemi, cacciando via non solo animali ma anche persone che un tempo popolavano queste praterie.

Siamo mais che cammina
Michael Pollan parla di "mais che cammina" riferendosi ironicamente ad un'espressione dei messicani che si definiscono tali, in quanto come si sa, consumano molto mais. Uno può pensare di non consumarne molto nella sua dieta, ma invece come abbiamo visto ne siamo praticamente circondati! A dimostrarlo sono delle analisi chimiche dove gli isotopi di una parte di tessuto umano di americani sono stati paragonati a quelli di messicani. Il carbonio-13, (quello del mais) risulta essere di gran lunga presente in quantità maggiori nei tessuti di un americano che di un messicano, nonostante alle apparenze quest'ultimo sembra farne un consumo più abbondante.

Perchè tutto questo uso di mais? 
Perchè il mais è una pianta che ha molte caratteristiche che fanno comodo alle multinazionali. E' terribilmente economico e nonostante non dia molti profitti agli agricoltori viene prodotto in surplus in quanto per ragioni contorte permette alle multinazionali di arricchirsi.
Il mais, tramite ibridazioni, ha imparato a crescere molto vicino l'uno all'altro, dando la possibilità di aumentare la sua produzione per metro quadrato. Ha inoltre sviluppato un appetito per il carbon fossile (nella forma di fertilizzanti petrolchimici) dimodo da semplificare la sua coltivazione, riducendo sui costi del personale agricolo. Per mantenere il terreno fertile infatti è necessario fissare il nitrogeno che si può fare alternando una coltivazione di legumi (in genere soia) che svolgono tale compito tramite le loro radici, ad una di mais. Con i fertilizzanti contenenti nitrogeno (formatosi in migliardi di anni), non si hanno più queste limitazioni. Il problema però è che tali ibridi sono diventati proprietà intellettuali. Le multinazionali che brevettano tale pianta avrebbero guadagni troppo bassi se gli agricoltori potessero ottenere da quest' ultime semi per coltivarne delle altre. E' per questo che fanno in modo da ottenere semi le cui piante generano raccolti sempre più scarsi di generazione in generazione rendendoli praticamente inutili. In questo modo gli agricoltori sono obbligati a ricomprare i semi: un tempo i produttori dipendevano dal loro raccolto, oggi da una multinazionale che produce semi ibridi. La Pioneer Hi-Bred è la più grande produttrice statunitense di semi ibridi per l'agricoltura la quale vende i suoi semi a circa 70 paesi nel mondo.
Un ulteriore spinta alla produzione di mais è avvenuta dopo la seconda guerra mondiale quando le industrie di produzione di munizioni a Muscle Shoals in Alabama, diventarono fornitori di fertilizzanti chimici. Il governo infatti dopo la guerra si ritrova con un surplus di nitrato di ammonio, l'ingrediente principale per fare esplosivi, il quale, per caso è anche un ottima sorgente di nitrogeno per piante. Il mais ibrido che oggi maggiormante viene coltivato è il piu grande "consumatore" di questo fertilizzante e quindi ciò ha ulteriormente aiutato ad aumentarne la produzione.
Intorno agli anni '50 e '60 la quantità di mais prodotto è tale che diventa il principale ingrediente nei mangimi degli animali da allevamento, che come molti non sanno, non è qualcosa a cui sono abituati; i bovini dovrebbero cibarsi principalmente di erba fresca. Oggi più della metà del mais prodotto viene usata per i mangimi. Ciò ha portato molti allevatori "vecchio stile", i quali facevano pascolare gli animali all'aperto a chiudere in quanto non potevano competere con la potenza economica degli allevamenti CAFO (Concentrated Animal Feeding Operations). Questi sono allevamenti che concentrano gli animali in una zona priva di coltivazioni o pascoli per nutrirli principalmente appunto di mais con tutti i problemi igenici, salutari e ambientalisti che ciò provoca.
Negli anni '70 poi c'è stato un rialzo dei prezzi dovuto al fatto che la Russia compra dagli Stati Uniti 30 milioni di tonnellate di cereali, il che convince molti agricoltori a iniziare la propria attività nel settore nonostante poi il valore calerà di nuovo.

I sussidi dal governo, pagati dai cittadini
Un ultimo aspetto essenziale sono i sussidi del governo. Gli agricoltori vengono assicurati di ricevere dallo stato assegni per coprire eventuali perdite economiche dovute al bassissimo costo del raccolto. Molti in passato iniziano così quest'avvenutura proprio per questi programmi governativi, ma inevitabilmente poi i prezzi declinano sempre. Giustamente uno può pensare che una volta calato il prezzo del mais si cominci a coltivare qualcos'altro, ma per il fatto che gli agricoltori ricevono dal governo incentivi per produrre prodotti stoccabili come appunto il mais che in un modo o nell'altro viene utilizzato, quello che succede è che se ne coltiva ancora di più se si vuole guadagnare! E circa metà del loro stipendio è costituito proprio da questi assegni. La perversità di questo meccanismo consiste nel fatto che tale denaro viene dalle tasse dei cittadini, dato agli agricoltori i quali si ritrovano a dover dipendere dalle multinazionali per produrre di più ed avere un guadagno. Cargill e ADM, due potenti multinazionali, guidano il percorso del mais in ogni sua tappa: danno i pesticidi e fertilizzanti agli agricoltori, gestiscono i raccoglitori di mais, si occupano della sua esportazione, lo macinano e lo lavorano, nutrono gli animali e poi si occupano del loro macello, distillano etanolo e creano il fruttosio. Infine, e questo è l'aspetto più tragico, aiutano a scrivere le leggi che regolano questo sistema, hanno molta influenza nei programmi governativi che provvedono a dare i sussidi "agli agricoltori", i quali sono ormai dipendenti delle multinazionali alle quali andrà in tasca il denaro.
Cargill è la più grande multinazionale privata degli Stati Uniti, ha più di 140000 dipendenti in 66 paesi ed è responsabile del 25% di cereali esportati dagli Stati Uniti. Fornisce il 22% della carne nel mercato statunitense ed esporta anche carne dall' Argentina più di qualsiasi altra azienda, è inoltre la più grande produttrice di pollame in Tailandia. Produce tutte le uova usate nei McDonald americani. ADM (Archer Daniels Midland Company) anch'essa statunitense, si occupa dell'industria alimentare. In particolare, tramite la lavorazione di grani e i oli di semi, produce in tutto il mondo derivati quali l'etanolo, vari biocombustibili, e ingredienti che vengono usati in cibi, bevande, nutraceutici e mangimi animali. Si occupa anche di stoccaggio agricolo e servizi di trasporto.

Conclusioni
Nel libro "Omnivore's dilemma" vengono poi affrontati molti altri temi che tratterò prossimamente, in particolare riguardo a metodi alternativi di allevamento e coltivazione. Ho voluto scrivere questo post in quanto penso che gli aspetti discussi siano di vitale importanza per ogni persona che mangia, che fa la spesa. Danno informazioni e di consegueza consapevolezza al consumatore quando questo prende in mano un prodotto e decide di acquistarlo. Penso che lo scegliere dove e cosa comprare sia un atto molto più importante (e sovversivo?) di quello che si pensa per migliorare il mondo in cui viviamo e la nostra salute. Molte persone tra cui ambientalisti, vegani (etici), appassionati di nutrizione, oppure semplicemente persone che odiano le multinazionali e la loro perversa influenza sul governo, e che vorrebbero migliorare la situazione economica attuale, molto spesso le troviamo al supermercato col carrello pieno di Coca-Cola, Nutella, merendine, patatine, bevande gasate di ogni tipo, facendo arricchire un sistema che come abbiamo visto porta benefici soltanto alle grandi aziende, rovinando la nostra salute, l'ambiente e l'economia. Persone queste, che sarebbero sempre pronte a scendere in piazza a protestare per i problemi economici e ambientali che abbiamo al giorno d'oggi, non è assurdo?

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